È nota l’attenzione dedicata da Cristo alle donne, piuttosto scandalosa per la cultura dell’epoca (e non solo): con loro discuteva trattandole alla pari degli uomini, benché certo i suoi discepoli più stretti fossero tutti maschi. Inoltre nei Vangeli la risurrezione viene annunciata dall’angelo a due figure femminili, ed è Maria Maddalena la prima a vedere Cristo dopo la morte: per un lettore non specialista ma piuttosto eccezionale — Nick Cave — il passaggio più bello della Bibbia è proprio Matteo 27, 61: «Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l’altra Maria». Rispondendo sul suo sito alla lettera di un fan italiano, Cave spiega come in questo semplice versetto si evidenzi la superiorità morale delle due donne davanti ai dodici, che nel frattempo erano scappati; e più nel dettaglio, come Maddalena rappresenti «il nucleo sovversivo attorno cui ruota la storia dei Vangeli».
I cristiani più illuminati non faticheranno a riconoscere queste tracce nel Nuovo Testamento, sebbene il patriarcato domini ancora ampiamente la loro religione non meno di altre — o della società civile, se è per questo. Dopotutto il cristianesimo trovò un’eccellente alleanza teorica nella “filosofia matricida” di stampo platonico, per dirla con Adriana Cavarero: una volta negata la priorità dell’elemento genetico — il fatto che noi esseri umani siamo innanzitutto generati come corpi e introdotti al mondo in un ambiente di cura — il pensiero resta per lo più un affare tra uomini. E così la religione.
Ma il Dio dei Vangeli avrebbe potuto incarnarsi in una donna?
(30/11/24)