Su Asymptote c’è un estratto del mio Kafka tradotto in inglese da Howard Curtis.
(23/01/25)
Come l’anno scorso, metto qui in assoluto disordine alcune fra le cose migliori ascoltate nel 2024 (non solo jazz e classica, questa volta; e come sempre, non solo dischi usciti negli ultimi dodici mesi).
(22/12/24)
Licia Rognini Pinelli fu il motore silenzioso di questa epopea. La donna sola che sfida la verità ufficiale e arriva a denunciare per diffamazione il questore Guida, cosa inaudita per l’epoca.
La donna sola (e da subito assistita e protetta da quegli assistenti universitari cui batteva a macchina le tesi) che si batte, testimonia contro la polizia che mente, conserva la privacy di se stessa e delle sue bambine, non molla mai, conserva tutti i ritagli di giornale e gli atti giudiziari, non ha paura a dare la sua versione dei fatti su quello che avvenne nella notte fatale, rifiuta di diventare un personaggio pubblico, vive la sua vita coltivando i suoi interessi culturali, legge (e si rilassa con la sua passione, i libri gialli), studia, ha interesse per le filosofie orientali, non chiede nulla e nello stesso tempo si tiene ben lontana da proposte di ipocrita pacificazione.
Così Enrico Deaglio, Sulla strage di Piazza Fontana.
Da leggere online anche Al funerale di Licia Pinelli c’era tristezza, ma anche la forza di chi non si rassegna; Licia Pinelli, una storia di tutti; Licia Pinelli; Addio a Licia Pinelli.
Bibliografia minima: L. Pinelli-Scaramucci, Una storia quasi soltanto mia; L. Pinelli, Dopo; Sofri, La notte che Pinelli; Fuga-Maltini, E ‘a finestra c’è la morti – Pinelli: chi c’era quella notte; Stajano-Masini-Bertolo, Pinelli. La diciassettesima vittima; Tobagi, Piazza Fontana; Giannuli-Conti-Rosati, Dopo le bombe; Boatti, Piazza Fontana.
(15/12/24)
Sul nuovo numero di Comparatismi c’è un mio paper dove parlo della stanza di Gregor Samsa nella Metamorfosi.
(12/12/24)
È nota l’attenzione dedicata da Cristo alle donne, piuttosto scandalosa per la cultura dell’epoca (e non solo): con loro discuteva trattandole alla pari degli uomini, benché certo i suoi discepoli più stretti fossero tutti maschi. Inoltre nei Vangeli la risurrezione viene annunciata dall’angelo a due figure femminili, ed è Maria Maddalena la prima a vedere Cristo dopo la morte: per un lettore non specialista ma piuttosto eccezionale — Nick Cave — il passaggio più bello della Bibbia è proprio Matteo 27, 61: «Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l’altra Maria». Rispondendo sul suo sito alla lettera di un fan italiano, Cave spiega come in questo semplice versetto si evidenzi la superiorità morale delle due donne davanti ai dodici, che nel frattempo erano scappati; e più nel dettaglio, come Maddalena rappresenti «il nucleo sovversivo attorno cui ruota la storia dei Vangeli».
I cristiani più illuminati non faticheranno a riconoscere queste tracce nel Nuovo Testamento, sebbene il patriarcato domini ancora ampiamente la loro religione non meno di altre — o della società civile, se è per questo. Dopotutto il cristianesimo trovò un’eccellente alleanza teorica nella “filosofia matricida” di stampo platonico, per dirla con Adriana Cavarero: una volta negata la priorità dell’elemento genetico — il fatto che noi esseri umani siamo innanzitutto generati come corpi e introdotti al mondo in un ambiente di cura — il pensiero resta per lo più un affare tra uomini. E così la religione.
Ma il Dio dei Vangeli avrebbe potuto incarnarsi in una donna?
(30/11/24)