E se Cristo fosse stato donna?

È nota l’attenzione dedicata da Cristo alle donne, piuttosto scandalosa per la cultura dell’epoca (e non solo): con loro discuteva trattandole alla pari degli uomini, benché certo i suoi discepoli più stretti fossero tutti maschi. Inoltre nei Vangeli la risurrezione viene annunciata dall’angelo a due figure femminili, ed è Maria Maddalena la prima a vedere Cristo dopo la morte: per un lettore non specialista ma piuttosto eccezionale — Nick Cave — il passaggio più bello della Bibbia è proprio Matteo 27, 61: «Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l’altra Maria». Rispondendo sul suo sito alla lettera di un fan italiano, Cave spiega come in questo semplice versetto si evidenzi la superiorità morale delle due donne davanti ai dodici, che nel frattempo erano scappati; e più nel dettaglio, come Maddalena rappresenti «il nucleo sovversivo attorno cui ruota la storia dei Vangeli».

I cristiani più illuminati non faticheranno a riconoscere queste tracce nel Nuovo Testamento, sebbene il patriarcato domini ancora ampiamente la loro religione non meno di altre — o della società civile, se è per questo. Dopotutto il cristianesimo trovò un’eccellente alleanza teorica nella “filosofia matricida” di stampo platonico, per dirla con Adriana Cavarero: una volta negata la priorità dell’elemento genetico — il fatto che noi esseri umani siamo innanzitutto generati come corpi e introdotti al mondo in un ambiente di cura — il pensiero resta per lo più un affare tra uomini. E così la religione.

Ma il Dio dei Vangeli avrebbe potuto incarnarsi in una donna?

[continua a leggere sul Post]

(30/11/24)

Il buon uso del dolore altrui

Quanti cadaveri avete visto di persona? Io in quarantatré anni solo due, entrambi anziani e morti per cause naturali; sono stato fortunato, certo, ma dubito anche di essere l’eccezione.

Un tempo, in fondo non così remoto, le cose stavano diversamente. Gli esseri umani ignoravano moltissimo di quanto accadeva a poca distanza da loro, ma la morte era una presenza quotidiana e concreta; le notizie sulla sofferenza altrui erano frammentarie, non verificabili, in ogni caso poco rilevanti.

Da qualche decennio invece la conoscenza indiretta, benché spesso ancora superficiale o distorta, è diventata patrimonio comune: in particolare quella del dolore. I volti straziati dei cadaveri di Gaza sono a un clic di distanza; reperire informazioni attorno alle vittime di un massacro in Sudan è facilissimo; e così via. Il che è un valore inestimabile, certo: ma cosa ne facciamo di tutto questo male? Sappiamo esserne all’altezza, sappiamo farne buon uso?

[continua a leggere sul Post]

(21/09/24)