Rassegna stampa domenicale (05-08-12)

Oggi sulla Lettura del Corriere ci sono diversi articoli interessanti; ne segnalo due: l’intervista di Serena Danna a Luciano Floridi sulla filosofia dell’informazione (una mia vecchia conoscenza) e l’acuta analisi di Nathan Jurgenson sulla “sentimentalizzazione” dei social network (e il modo in cui cercano di replicare una pretesa immediatezza perduta).

Siria (e Al-Qaeda): il punto di Paul Rogers su OpenDemocracy.

“Da lettori diventeremo, con uno sforzo difficile, parte della costruzione dell’informazione affidabile. […] ci conviene cominciare ad entrare in questo faticoso ordine di idee e adottare una sgradevole e obbligata diffidenza. Una serena e costruttiva diffidenza, magari.” Molto d’accordo con Luca Sofri.

Esploratori del XXI secolo: tutto è connesso, ma c’è sempre margine per la distanza e la scoperta: un post di David Sasaki.

Tre pezzi dell’Atlantic, la solita miniera di cose favolose: un’analisi della percezione falsata della diseguaglianza in USA (a partire dalla tesi del “veil of ignorance” di Rawls); un confronto fra il doom metal e la musica new age (devi essere davvero fuori di testa per scrivere un articolo così); una riflessione sulla filosofia della tecnologia delle pistole (di Evan Selinger, di cui sono diventato un fan).

Paura degli effetti dei social media sulla nostra esistenza? Cent’anni fa era lo stesso per il telefono, racconta Tom Vanderbilt sul Wilson Quarterly.

Un eccellente articolo di Giovanni Tiso a proposito di tecnologia del controllo e social media, con un twist foucoultiano – Under Our Skin.

Evgeny Morozov ha scritto un’interessante e feroce critica agli ebook di TED e all’intero “modello TED”, che segue un dibattito aperto già un po’ di tempo fa da Jurgenson: la trovate su The New Republic, e merita. Occhio che è lunghetta.

Qualche giorno fa Twitter ha bloccato l’account di un giornalista inglese a causa di una presunta violazione dei termini di privacy durante una lunga sfuriata contro la NBC. Il fatto è stato parecchio criticato: fra i tanti, Dave Winer ha detto delle parole da ricordare.

E per finire, dal Globe and Mail, There will be no more professional writers in the future. A posto.

(05/08/12)