Il buon uso del dolore altrui

Quanti cadaveri avete visto di persona? Io in quarantatré anni solo due, entrambi anziani e morti per cause naturali; sono stato fortunato, certo, ma dubito anche di essere l’eccezione.

Un tempo, in fondo non così remoto, le cose stavano diversamente. Gli esseri umani ignoravano moltissimo di quanto accadeva a poca distanza da loro, ma la morte era una presenza quotidiana e concreta; le notizie sulla sofferenza altrui erano frammentarie, non verificabili, in ogni caso poco rilevanti.

Da qualche decennio invece la conoscenza indiretta, benché spesso ancora superficiale o distorta, è diventata patrimonio comune: in particolare quella del dolore. I volti straziati dei cadaveri di Gaza sono a un clic di distanza; reperire informazioni attorno alle vittime di un massacro in Sudan è facilissimo; e così via. Il che è un valore inestimabile, certo: ma cosa ne facciamo di tutto questo male? Sappiamo esserne all’altezza, sappiamo farne buon uso?

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(21/09/24)

Attività milanesi: homeless e Utopiadi

Il 28 settembre ci sarà la giornata delle unità mobili e della grave emarginazione adulta; il 12 ottobre, come ogni anno, la Notte dei senza dimora. Parteciperò a entrambe le attività come volontario e vicepresidente di MIA (e a proposito, se desiderate collaborare con noi è aperto il questionario conoscitivo).

Dal 25 al 27 ottobre avranno luogo invece le Utopiadi, “tre giorni di incontri, sport popolare, festa e un grande corteo per affermare il diritto alla città per tutt* contro la metropoli olimpica per pochi”.

(16/09/24)

Modi di bucare la bolla

Nella bella intervista a Bedour Alagraa sul Sudan si apprendono molte cose; e si legge un passaggio che raccomanderei ai perenni indignati in buona fede, così stolidamente prigionieri della loro bolla (e dell’urgenza di dirsi sconvolti) da ignorare persino chi vorrebbero sostenere:

There’s also this whole thing of “People pay attention to Palestine and not Sudan.” What’s happening in Palestine has brought more attention to what’s happening in Sudan than anything else! Before all those people were saying, “Nobody is paying attention to Sudan.” It was Palestinians online who were literally asking me, “Are you okay? Are your people in Sudan okay? Because I know what’s happening in Sudan.” It’s actually Palestinians who have done so much work to lift the veil on what’s happening in Sudan, while also experiencing genocide themselves. So this has always confused me, so, so much.

When I hear this, I’m like, “Do you know any Sudanese people or Palestinians in Palestine? You probably don’t if you’re coming online and you’re saying this.” I’m Sudanese, I know Palestinians, and I know that they’ve always said something. Now, if it’s the white media and white leftists and white liberals doing that, make that clear. When you say, “Nobody is talking about Sudan,” who is included in this nobody? Am I a nobody? Are Palestinians a nobody? I don’t think we’re nobody. But if white liberals and white leftists are your only somebodies, then yes, you could say nobody is talking about Sudan, that people only care about Palestine.

(15/08/24)

La delega morale

Una decina di anni fa il filosofo Robert J. Howell propose un interessante esperimento mentale immaginando un’applicazione, Google Morals, in grado di fornire risposte a ogni problema etico. L’obiezione di Howell al suo utilizzo era semplicissima: quand’anche Morals fosse infallibile, impermeabile ad attacchi hacker e promettesse dunque illimitato benessere, accedendovi perderemmo la libertà – condizione indispensabile per ogni scelta tra bene e male. (Non siamo lontani dall’offerta del Grande Inquisitore di Dostoevskij, nei Fratelli Karamazov: rinunciare all’autonomia personale in cambio di un dominio paternalistico).

In effetti agire sempre in accordo a un perfetto calcolo morale ci renderebbe degli automi. Magari automi felici e rispettosi: ma privi di quel nucleo inviolabile che appartiene a ognuno di noi – coscienza, anima, chiamatelo come che vi pare. Il prezzo della libertà può essere molto alto, perfino tragico, ma senza di essa e la responsabilità che ne deriva è davvero complicato definirci umani.

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(09/07/24)