Licia Rognini Pinelli fu il motore silenzioso di questa epopea. La donna sola che sfida la verità ufficiale e arriva a denunciare per diffamazione il questore Guida, cosa inaudita per l’epoca.
La donna sola (e da subito assistita e protetta da quegli assistenti universitari cui batteva a macchina le tesi) che si batte, testimonia contro la polizia che mente, conserva la privacy di se stessa e delle sue bambine, non molla mai, conserva tutti i ritagli di giornale e gli atti giudiziari, non ha paura a dare la sua versione dei fatti su quello che avvenne nella notte fatale, rifiuta di diventare un personaggio pubblico, vive la sua vita coltivando i suoi interessi culturali, legge (e si rilassa con la sua passione, i libri gialli), studia, ha interesse per le filosofie orientali, non chiede nulla e nello stesso tempo si tiene ben lontana da proposte di ipocrita pacificazione.
Così Enrico Deaglio, Sulla strage di Piazza Fontana.
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Bibliografia minima: L. Pinelli-Scaramucci, Una storia quasi soltanto mia; L. Pinelli, Dopo; Sofri, La notte che Pinelli; Fuga-Maltini, E ‘a finestra c’è la morti – Pinelli: chi c’era quella notte; Stajano-Masini-Bertolo, Pinelli. La diciassettesima vittima; Tobagi, Piazza Fontana; Giannuli-Conti-Rosati, Dopo le bombe; Boatti, Piazza Fontana.
(15/12/24)