Il buon uso del dolore altrui

Quanti cadaveri avete visto di persona? Io in quarantatré anni solo due, entrambi anziani e morti per cause naturali; sono stato fortunato, certo, ma dubito anche di essere l’eccezione.

Un tempo, in fondo non così remoto, le cose stavano diversamente. Gli esseri umani ignoravano moltissimo di quanto accadeva a poca distanza da loro, ma la morte era una presenza quotidiana e concreta; le notizie sulla sofferenza altrui erano frammentarie, non verificabili, in ogni caso poco rilevanti.

Da qualche decennio invece la conoscenza indiretta, benché spesso ancora superficiale o distorta, è diventata patrimonio comune: in particolare quella del dolore. I volti straziati dei cadaveri di Gaza sono a un clic di distanza; reperire informazioni attorno alle vittime di un massacro in Sudan è facilissimo; e così via. Il che è un valore inestimabile, certo: ma cosa ne facciamo di tutto questo male? Sappiamo esserne all’altezza, sappiamo farne buon uso?

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(21/09/24)