L’antisemitismo a sinistra: tentativo di una genealogia

Criticando alcuni cortei femministi dell’8 marzo per non avere dato pari dignità di lutto al massacro del 7 ottobre 2023, Luigi Manconi ha suggerito di non ignorare, fra l’altro, «la persistenza largamente inconscia di tracce di una antica e tenacissima giudeofobia, che tende a riprodurre diffidenza e sospetto». Il problema non è nuovo ma se ne discute molto di recente, per ovvie ragioni; ed essendo particolarmente imbarazzante rischia subito di provocare malumori o accuse reciproche.

Meglio dunque essere chiari: non intendo puntare il dito o sciorinare dati che non abbiamo sulla reale incidenza dell’antisemitismo a sinistra: vorrei invece proporre una seduta di autoanalisi — un doloroso tentativo di rintracciarne le cause.

Per cominciare mettiamo fra parentesi gli orrori della cronaca così come le furiose astrazioni o le pieghe narcisistiche che affliggono il dibattito. Limitiamoci a questo: se esiste anche solo un’ombra di antisemitismo in certi settori della sinistra, soprattutto radicale — e se alla luce del massacro di Israele a Gaza ciò appare rinfocolato — bene, molto semplicemente: com’è possibile?

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(27/04/24)