Da più di quattro anni faccio parte di MIA, un’associazione di volontariato milanese che si occupa di persone senza dimora e gravemente emarginate. Nel tempo ho partecipato a numerose uscite di strada notturne, aiutato persone a seguire pratiche burocratiche, effettuato accompagnamenti presso ambulatori, frequentato riunioni con altre realtà di volontariato. Un uomo che conoscevo bene, un ex camionista rumeno di sessantaquattro anni, è stato picchiato ed è morto davanti all’edicola abbandonata dove dormiva; altri sono spariti senza dare notizia; qualcuno è ora in una struttura d’accoglienza; molti sono seguiti su base giornaliera dalle associazioni della rete.
Lo scopo non è fare assistenzialismo ma stabilire un rapporto di fiducia con le persone in difficoltà: informandole sui loro diritti, avvicinandole ai servizi sociali, cercando soluzioni in comune. Durante i mesi più freddi la presenza dei volontari garantisce anche un presidio di tutela contro l’ipotermia, ma fornire coperte o generi di prima necessità resta una piccola parte del lavoro; è soprattutto un modo per iniziare un dialogo.
L’ultimo dato dell’Istat parla di quasi centomila persone senza fissa dimora in Italia: va chiarito e precisato poiché tende a una sottostima; in ogni caso l’aumento resta netto. Così anche a Milano, città dove il costo degli alloggi è notoriamente fuori controllo: i nostri calcoli sul campo lo confermano, ma per accorgersene basta uno sguardo meno distratto ai marciapiedi.
Qui raccolgo alcuni appunti presi sulla scorta della mia esperienza. Resta inteso che parlo solo a titolo personale e senza pretesa di esaurire un’attività praticata con molte sensibilità diverse.
(11/05/23)