Il tempo che altri perdono nelle polemiche, tu sfruttalo per studiare; il tempo che usano per promuoversi, dedicalo al testo. Spera nel riconoscimento, ma senza che l’insuccesso ti renda cinico; quanto all’eventuale successo, evita che la soddisfazione si tramuti in pretesa: ciò che scriverai domani potrà essere sempre immeritevole, e la responsabilità resta solo tua. Non recriminare, dunque. Godi invece del piacere vergine di aver appreso qualcosa o migliorato una frase: nessuno te lo toglierà, poiché a nessuno interessa. Non perdere mai il senso dell’umorismo, anche verso queste stesse righe. Ripudia ogni potere. Nel dubbio taci, di’ di non sapere, rifiuta. Mortifica l’ego. Rammenta i nemici: astrattezza, ideologia, moralismo. Non usare mai la scrittura come giustificazione per le tue colpe. Sii fedele ai tuoi eroi, che non cedettero; ma non osare paragonarti a loro, perché da qualche parte cederai. Evita perciò l’ipocrisia. Non ritenerti salvo. Tratta insulti, invidie e pettegolezzi per quello che sono. Sii generoso senza esserne fiero. Non frequentare scrittori solo perché scrittori: la vita è sempre altrove. Non cedere la tua stima in cambio di alcunché. Diffida di chi non ammette mai errori. Ammetti con serenità i tuoi errori. Ricorda quel che diceva Céline a Faure nel luglio 1935: “Il faut se donner entièrement à la chose en soi. Ni au peuple, ni au Crédit lyonnais. À personne”. Ma soprattutto ricorda Bruno Tognolini: “Non essere triste / Perché ciò che tu ami esiste / Tutti i maghi del mondo, i draghi e i re / Finché li chiami, verranno lì con te”. Nel sacro regno dell’immaginazione e delle storie, il buon lavoro compensa se stesso. Nei giorni bui ciò ti sia di conforto, ti rimetta a lavorare su ciò che ami: finché la curiosità resta integra, non sei perduto.
(10/02/25)