Critone, uno di noi

1. Ho riletto il Critone e penso ci siano almeno tre motivi per farlo: perché è un testo fondativo della storia morale d’Occidente; perché è un capolavoro letterario; e perché il coprotagonista del dialogo, Critone appunto, è uno di noi.

È un uomo del suo tempo, piuttosto conformista, animato da buone intenzioni, ma non esattamente un gigante morale o un tipo brillante. È anche disposto ad aggirare la legge per una “buona ragione”: ma è davvero buona? E tutto il suo progetto non è anche segno che ha frainteso Socrate, come sostiene Roslyn Weiss, definendolo “non filosofico”?

Un personaggio del genere è stranamente rassicurante. Certo, è indispensabile rifuggire la tentazione di immedesimarsi troppo in lui o nei fatti narrati, dimenticando che la giustizia e la libertà di cui parla Socrate sono concetti diversi dai nostri.

Del resto trovo altrettanto miope maneggiare il Critone come un reperto inerte, perché il problema che pone — nei termini più generali — è ancora irrisolto.

2. Il dialogo inizia con poche battute pronunciate in una luce tenue: Socrate è imprigionato in attesa dell’esecuzione e, levandosi dal sonno all’alba, si accorge della presenza del suo caro amico Critone. Tutto è ridotto ai minimi termini, con una nudità quasi spettrale: anche il Fedone si svolge nella medesima cella, ma è filtrato da una voce narrante che distanzia i fatti dolorosi — in particolare la celebre scena della cicuta — e soprattutto è ricco di personaggi. Senza contare la differenza di ordine filosofico: se immaginiamo il Socrate dei dialoghi come una funzione che varia dalla persona realmente esistita alla figura attraverso cui Platone elabora la propria teoria, nel Fedone siamo decisamente da quest’ultima parte. Non così nel Critone.

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(21/10/23)

Stig Dagerman (1923-2023)

L’unica cosa che si possa promettere è, in realtà, di continuare a combattere nel modo più giocoso possibile contro ogni genere di chiesa, non da ultimo, com’è naturale, contro le chiese letterarie. Il dovere dell’eresia si è fatto più che mai urgente in questo momento in cui i fronti di combattimento si stanno formando e l’anatema della nuova inquisizione colpisce tutti coloro che si ritrovano nella terra di nessuno. Giocare al partigiano è l’unica possibilità per chi trova alla lunga un po’ monotono giocare con le bombe atomiche dell’Est e dell’Ovest, e la terra di nessuno è sempre stata l’unica patria del partigiano.

(da La politica dell’impossibile)

Cento anni fa, oggi, nasceva ad Älvkarleby Stig Dagerman. Leggetelo; leggete tutto quello che trovate di lui.

(05/10/23)

Piccolo corso di scrittura per beneficienza

Il 12 ottobre alle 19 presso l’ex-Fornace di Via Gola (Alzaia Naviglio Pavese 16, Milano) terrò due ore di corso di scrittura per sostenere l’associazione di cui sono volontario e vicepresidente, MIA.

Per partecipare basta inviare una e-mail a info@milanoinazione.org con la richiesta di iscrizione. L’iniziativa, che ha il patrocinio del Municipio 6, è accessibile con offerta libera: ovviamente l’intero ricavato sarà devoluto a MIA.

(Già che ci sono, ricordo che il 14 ottobre c’è la Notte dei senza dimora).

(03/10/23)