Letteratura senza aggettivi

Questo è il testo della conferenza dal titolo Letteratura libertaria? Il caso Stig Dagerman tenuta all’Ateneo degli imperfetti di Marghera il 5 ottobre 2019, leggermente rivisto dopo alcune osservazioni scaturite nel dibattito. Grazie a Francesco Codello per l’invito, a Elis Fraccaro per la conduzione e il giro a Marghera, a Gigi Artusi per avermi mostrato largo Pinelli a Dolo.

Nel suo saggio Il punto cieco, lo scrittore spagnolo Javier Cercas suggerisce di “definire il romanzo come un genere che si prefigge di proteggere le domande dalle risposte”: la risposta alla domanda posta – una questione esistenziale, sociale, o anche politica – è il romanzo stesso. Il romanzo stesso, non una morale più o meno nascosta che il lettore deve intuire dietro la storia.
Certo si può iniziare a creare perché mossi dallo sdegno per le ingiustizie, o per amore di una causa: anzi, molto spesso è una spinta estremamente salutare. Vale per il romanzo così come per qualsiasi forma d’arte: fra i mille esempi possibili, penso ai Funerali dell’anarchico Pinelli di Baj o ad Alabama di John Coltrane. Ma quando la causa stessa prende il sopravvento sul racconto – quando arrivano le risposte chiare, diciamo – allora lo scrittore diventa un politicante di basso rango o un prete. In entrambi i casi, qualcosa di parecchio fastidioso. E d’altro canto non basta affatto essere sdegnati per produrre qualcosa di artisticamente valido: contempliamo l’opera di Baj e ascoltiamo il brano di Coltrane perché sono bellissimi; se fossero brutti, avrebbero al più un valore documentario.
Ora: il tema dell’impegno civile in letteratura è stato affrontato centinaia di volte, e non pretendo di aggiungere nulla di particolarmente nuovo durante questa conferenza; se possibile, però, vorrei indagare il tema ad uso di una riflessione libertaria. Perché per uno scrittore che ritiene scontato il suo ruolo nella società, il problema si esaurisce subito. Ma per uno scrittore cosciente delle storture del mondo il problema non è affatto esaurito: ancor più se libertario, perché aggiunge alla sensibilità verso i danni del dominio la rivendicazione dell’autonomia individuale. Nessuno meglio dello svedese Stig Dagerman ha incarnato questo conflitto, fino alle più tragiche conseguenze.

[continua a leggere su A – Rivista anarchica]

(18/02/20)