Lagioia su Bloom

Molti detrattori della lezione di Bloom si sono trovati in questi anni a confondere Bret Easton Ellis col Patrick Bateman di American Psycho, Vladimir Nabokov con l’Humbert Humbert di Lolita, a rivendicare una versione anticolonialista de Lo Straniero e una femminista di Anna Karenina, a diffidare maschi bianchi benestanti dallo scrivere romanzi i cui protagonisti fossero donne o neri o poveri, dimenticando che compito della letteratura non è risarcire i torti del mondo ma raccontarlo, non è depositare una sentenza ma comprendere, e se proprio non si può evadere dalla logica del tribunale, allora la letteratura è un’istruttoria non finalizzata a gradi di giudizio. Quando leggendo Delitto e castigo ci ritroviamo a empatizzare con Raskolnikov, un assassino, stiamo riuscendo nell’esercizio di alterità che tanto rivendichiamo proditoriamente nella nostra vita civile. Troppo spesso non usiamo le sacrosante battaglie politiche di cui ci riempiamo la bocca come leva per cambiare il mondo, bensì come protezione, come diversivo retorico per non mostrare la nostra parte più autentica (la nostra parte vulnerabile, o magari quella scandalosa).

L’intervento di Nicola Lagioia su Harold Bloom è davvero molto bello e rinfrancante.

(18/10/19)