Intervista a Roberto Ambrosoli

La sera del primo maggio 1968 — una data quanto mai storica — venne inaugurato a Milano il circolo libertario del Ponte della Ghisolfa, fra i cui animatori c’era Giuseppe Pinelli. A un certo punto si spensero le luci e un uomo di bassa statura, vestito di una mantellina nera, si lanciò da una finestra sotto gli occhi dei presenti. L’uomo era Gero Caldarelli, che in futuro diverrà noto per vestire i panni del Gabibbo; ma in quel momento stava impersonando una figura di tutt’altro spessore: Anarchik, “il nemico dello Stato”.

Nel bosco e sottobosco del fumetto italiano, si tratta di un personaggio unico: nasce nell’ambiente libertario degli anni Sessanta per fare propaganda alternativa delle idee anarchiche e denunciare le storture del potere, ma con il decennio successivo si diffonde fino ad assurgere un ruolo iconico anche fuori dai confini italiani.

Da poco è in libreria Farò del mio peggio. Cronache anarchiche a fumetti, la prima selezione di copertine e tavole dove compare Anarchik, pubblicata in edizione congiunta da Editrice A e da Hazard. Per l’occasione ho fatto una chiacchierata telefonica con il papà di Anarchik, Roberto Ambrosoli, ora in pensione dopo una carriera di docente alla facoltà di Agraria di Torino.

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(24/11/19)