Elaine Castillo e la scrittura decoloniale

Essere costretti a rendere conto – a tenerci davvero stretti a noi stessi entro la profonda vastità delle nostre storie e rimanere lì, nella loro martellante inconsolabilità – significa far valere, nella nostra arte, non la parte più forte, autorevole e intelligente di noi, bensì: la più specifica, la più precaria, la più sconsolata. Perché un’arte autenticamente urgente e vitale non ci dice che siamo forti e potenti; non ci conferisce autorità, né la esercita. Ci dice che non siamo soli; ci dice che abbiamo bisogno gli uni degli altri; ci dice che, gli uni senza gli altri, non sopravviveremo.

L’intervento di Elaine Castillo a Massenzio parla di decolonializzazione ed ecologia del racconto, ribalta la storia di Polifemo dipingendo un Odisseo colonialista e crudele, discute le tesi di Badiou sull’arte contemporanea, svela la violenza contenuta nell’idea di purezza artistica, invoca l’esercizio e la responsabilità di distinguere: in due parole, è semplicemente fenomenale.

(18/06/19)