Danilo Kiš

Il 15 ottobre 1989 scomparve Danilo Kiš, grandissimo scrittore serbo; e benché sia fuori tempo per ricordarlo, sul finire di quest’anno ricco di anniversari, forse non è troppo tardi. Negli ultimi giorni sono sprofondato in Clessidra, l’ultimo suo libro che ancora non avevo letto: colgo l’occasione per consigliarlo, così come del resto tutti gli altri. Ogni sua pagina splende di una bellezza unica, rarefatta, caratterizzata da una tensione costante verso il particolare e un ritmo linguistico che le traduzioni di Adelphi riescono miracolosamente a salvaguardare.

Come scrisse Franco Marcoaldi nel coccodrillo dell’epoca per Repubblica, Kiš “diceva di sentirsi un poeta mancato. Ma in realtà la sua vena poetica l’aveva trasferita per intero nella sua particolarissima prosa, dove la carica immaginativa si sposava con una attenzione minuziosa verso i più piccoli oggetti e i particolari più insignificanti, consentendogli così di abbracciare avidamente l’immenso intreccio della realtà”.

Per una riflessione sulla sua opera, suggerisco di leggere anche un bell’intervento di Massimo Rizzante su Doppiozero.

(20/12/19)