Alessandro Leogrande, tre anni dopo

La giusta distanza. Non è facile capire quale sia, dipende da caso a caso. Tra i due estremi – la distanza siderale di chi neanche ci va nei posti e l’immersione totale che spesso genera miopia o eccessiva indulgenza – i gradi di prossimità possono essere diversi. Ma se da una parte, specie nel momento della scrittura, la distanza permette di cogliere meglio i chiaroscuri, le variazioni, dall’altra – dovrebbe essere evidente – l’equidistanza tra la vittima e il carnefice, tra l’oppresso e l’oppressore, tra chi detiene il potere e chi lo subisce è un mito giornalistico infondato. Spesso genera mostri. Come diceva una vecchia canzone dei minatori del Kentucky: Which Side Are You On?

Anche in questo terzo triste anniversario ho riletto alcune pagine di Alessandro Leogrande: uno scrittore che stava sempre dalla parte giusta senza l’arroganza di chi pensa d’essere automaticamente giusto: la patente di bontà che troppe persone si arrogano – quando sarebbe molto più prezioso coltivare il dubbio e cercare di migliorarsi, in luogo di scagliare anatemi.

Le righe citate vengono da un vecchio articolo sulla non-fiction – la specialità di Alessandro – dal titolo Scrivere del mondo; e come ogni anno invito a rileggere e meditare tutto ciò che egli scrisse: si resta sempre stupiti dalla vastità dei suoi interessi, dal suo rigore documentario e dalla sua limpidezza espressiva. Ma più passa il tempo, più ritengo che la dote fondamentale di Alessandro fosse la capacità di identificare la domanda che nessun altro avrebbe posto: una lettura diversa degli eventi, produttrice di nuovi stimoli e mai piattamente provocatoria. Da qui partiva per documentarsi, ascoltare, ragionare, dubitare, raccontare.

L’unica parola adatta a tale dote, e alla dedizione con cui Alessandro la coltivava, è intelligenza: mi rendo conto sia un vocabolo vago e molto spesso male utilizzato; ma quando ripenso a lui penso a un’intelligenza completamente fuori dal comune, investita di rigore etico e illuminata da un umorismo discreto. In quest’anno così difficile, ci manca ancor di più.

(Nella foto: Alessandro ritratto sui muri della Biblioteca Acclavio di Taranto, la sua città natale).

(26/11/20)